UN SISTEMA SINERGICO SENZA SPRECHI
Lo smaltimento dei fanghi di depurazione delle acque reflue civili è un problema di rilevante complessità per i costi energetici, economici e ambientali sottesi.
L’impiego agronomico anche come componente di un compost pone degli inquietanti interrogativi sui possibili effetti collaterali indesiderati a carico dei terreni, degli operatori della filiera e dei prodotti destinati al consumo non solo per la presenza molecole organiche indesiderabili e metalli pesanti ma anche per la sostanziale imprevedibilità anche del rischio biologico associato a questo rifiuto. Basti pensare alla possibile diffusione di virus e batteri patogeni e alla possibilità d’indurre antibiotico resistenza qualora la filiera della sua trasformazione fino all’utenza finale non ne assicuri una adeguata bonifica.
Questo ci ha indotto a proporre una possibile via di implementazione di ricerca riguardante la fattibilità tecnico economica della loro pirolisi associata alla depurazione stessa delle acque reflue: due tecnologie che potrebbero essere ottimizzate dalla loro funzionale sinergia.Una ricerca effettuata da CRF, ha dimostrato sperimentalmente in scala laboratorio, che il carbone ottenibile dalla pirolisi di un fango di depurazione civile ha una capacità di essere utile nel migliorare l’efficienza del processo di depurazione stesso, presentando un’attività che è mediamente del 50% rispetto a quella di un costoso carbone attivo di mercato.
E’ dimostrato che il carbone attivo sia tecnicamente prezioso nella gestione di un trattamento di acque reflue a fanghi attivi ma economicamente non applicabile per i suoi elevati costi. Poter invece utilizzare un carbone attivo prodotto con gli stessi fanghi di depurazione potrebbe ovviare a tale limite. Ovviamente adeguandone l’uso con adeguati spurghi alla diversa caratteristica di questo particolare carbone attivo. Lo smaltimento per pirolisi del fango andrebbe a risolvere il problema sanitario del loro smaltimento pur con un inevitabile costo energetico.
L’ulteriore limite alla pirolisi di un fango è rappresentato dalla necessità di garantire delle emissioni gassose non inquinanti. In questo obiettivo le acque civili in uscita dal depuratore, che sia posto a piè d’opera del pirolizzatore, offrono la possibilità di un loro lavaggio spinto (scrubbing)oltre che del gas di ricircolo. Le acque di lavaggio in uscita dallo scrubber, la cui depurazione è un punto di debolezza della sua applicazione, possono essere efficacemente trattate nello stesso impianto di trattamento delle acque con una apparentemente tollerabile riduzione della sola portata efficace di trattamento ma non della qualità delle acque in uscita.
Il processo appare rappresentare un interessante caso di sinergia circolare tra due tecnologie mature che, al netto di minimizzati spurghi di materia inerte e sterile (il carbone s) e d’inevitabili input energetici, realizza una possibile forte economia gestionale e di minimizzazione d’impatto ambientale.
Qualora fosse poi legittimo smaltire col medesimo trattamento termico di termodistruzione anche plastiche non clorurate da rifiuto, queste apporterebbero al sistema l’energia necessaria in quota significativ a di sostituzione di quella fossile producendo al tempo stesso un residuo carbonioso di atteso miglioramento quali-quantitativo del carbone prodotto dai soli fanghi.
RISULTATI ATTESI
La linea di ricerca proposta, corredata dai positivi risultati di una ricerca sperimentale condotta da CRF, è libera da vincoli e CRF la offre – nell’ambito del suo FREE OPEN RESEARCH PROGRAM – a chi fosse interessato a raccogliere il testimone e svilupparne liberamente le declinazioni operative che ritiene opportune.